Insegnante di filosofia nei licei, giornalista, più semplicemente anarchico: così si presentava nei suoi libri Gianfranco Marelli, il compagno nato a Milano nel 1957 e che ora non è più con noi. Ma Gianfranco è stato qualcosa di più, sicuramente di più importante e significativo per chi come noi l’ha frequentato ed avuto come amico e compagno di strada. E non solo per i suoi numerosi libri, gli articoli, le introduzioni e post fazioni a testi vari, i commenti e gli interventi sui social come Carmilla e altri, i saggi su riviste accademiche, ma soprattutto per le qualità umane che lo hanno contraddistinto. Gianfranco aveva “una scrittura mai banale, una competenza riconoscibile in quel che diceva, una passione nella ricerca riscontrabile a tutto tondo nei libri sul situazionismo, un fondo di ironia sempre presente, una intelligenza vivace che vibrava per tutto il corpo, quasi a voler infrangerne i vincoli”. Sottoscriviamo in pieno questa fotografia scattata da Salvo Vaccaro – tra i tanti attestati di stima che in questi giorni l’hanno ricordato – sottolineando che questo richiamo al suo corpo che vibrava ci ricorda la continua e sfibrante battaglia che Joe ha combattuto affinché la libertà del suo pensiero e del suo agire non venisse frustrata da un fisico condizionato da un incidente sanitario nel corso della sua nascita. Una battaglia che ha avuto tante fasi positive – dalla faticosamente conquistata autonomia di movimento al felice incontro nel 1982 con Angela, la sua amata compagna di vita, a un lavoro come insegnante che lo ha circondato dell’affetto delle sue studentesse e dei suoi studenti fino agli ultimi giorni – e altre negative come l’ultimo intervento chirurgico del 2020 che lo ha confinato progressivamente su una sedia a rotelle, tra dolori crescenti e sempre meno sopportabili.
Residente a Pero, nell’hinterland milanese, Gianfranco è entrato in contatto con gli ambienti libertari della cittadina per poi aderire nel 1975 all’Organizzazione Lotta Anarchica (poi Federazione milanese della FAI), quando aveva ancora sede in via F.lli Bozzi congiuntamente alla redazione nazionale di Umanità Nova. Da allora e fino al 2001, data del trasferimento a Ischia, Joe è stato parte attiva del nostro agire politico e sociale. Nelle riunioni, nelle attività, e anche nei viaggi come quello che nel 1980 facemmo tra Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia o quello a Barcellona per il Secondo incontro intercontinentale degli Zapatisti nel 1997. Oltre a garantire una presenza assidua nei convegni e nei congressi, ha partecipato a tutti gli incarichi federativi che il gruppo di Milano ha ricoperto, dalla redazione di UN negli anni ’80 e ’90 al collettivo di Zero in Condotta, alla Commissione di Corrispondenza e a quella Internazionale. In qualità di iscritto all’albo dei giornalisti dai tempi della sua collaborazione ad un periodico di Pero, dopo la scomparsa nel 2004 di Sergio Costa, ha garantito, dal punto di vista legale, l’uscita di Umanità Nova rivestendo l’incarico di direttore responsabile (ma lui diceva ‘irresponsabile’) della testata.
Trasferitosi a Ischia ha continuato la sua relazione con noi pur ovviamente stabilendo rapporti proficui con i compagni del luogo – Gianfranco è stato tra l’altro tra gli organizzatori nel 2014 del Convegno di Studi su Bakunin in occasione del duecentesimo della nascita tenutosi nel Museo di Villa Arbusto a Lacco Ameno. Significativi a riguardo sono i ricordi, i segnali d’affetto e di vicinanza rivolti a lui e ad Angela e la risonanza che la sua scomparsa ha avuto nell’isola dove Gianfranco ha ricoperto un ruolo sicuramente non secondario nel dibattito politico e culturale locale. Tra l’altro ci fa piacere segnalare che il suo libro di poesie, Danza la vita, per una settimana, ai primi di marzo, è stato al primo posto nelle vendite della Libreria Imagaenaria dell’isola.
Numerosi i suoi libri che evidenziano la profonda conoscenza della cultura radicale contemporanea a partire dal situazionismo:
L’amara vittoria del situazionismo (BFS, Pisa 1996) ristampato da Mimesis (Milano 2017) e tradotto in francese (Sulliver, Arles 1998), L’ultima Internazionale (Bollati Boringhieri, Torino 2000), Una bibita mescolata alla sete (BFS, Pisa 2015). Ha curato inoltre la voce “L’Internazionale situazionista” per il secondo volume de L’altronovecento. Comunismo eretico e pensiero critico (Milano 2011) e il testo di Guy Debord, Ecologia e psicogeografia (Eleuthera, Milano 2021). Prima di lasciarci ha consegnato l’ultimo suo contributo al libro dedicato a Giorgio Cesarano, di prossima uscita.
Lo vogliamo salutare ricordando il lungo tratto di strada comune fatto di parole, idee, umanità, sogni e speranze, ironia, sensibilità, originalità, volontà e coraggio, senza mai perdere la tenerezza.
Dire che rimarrà nella nostra memoria e nei nostri cuori, è poco.
Le sue compagne e compagni della Federazione Anarchica e dell’Ateneo Libertario di Milano
Il collettivo editoriale di Zero in Condotta
La redazione si unisce al dolore delle compagne e dei compagni di Milano ricordando il “direttore irresponsabile”